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Premio Internazionale Bonifacio VIII città di Anagni 2021

Il 9 luglio 2021 è stata per me una giornata significativa ho ricevuto dall’ Accademia Bonifaciana per avermi conferito il Premio Internazionale Bonifacio VIII città di Anagni 2021 intitolato “…Per una Cultura della Pace“. La Pace, un tema a me caro e che ho messo al centro del mio mandato da Ministro della Difesa. Nel discorso che ho tenuto in occasione della consegna del premio, ho affermato che la ricerca della pace debba essere al centro dell’attività di ogni politico o, come ci ha detto Papa Francesco, al centro della “BUONA POLITICA”.

Verità, giustizia, amore, libertà sono i quattro pilastri su cui si deve fondare un discorso sulla pace e il nostro futuro. #PensiamoilFuturo #ElisabettaTrenta

Giovanni XXIII – Pacem in Terris

La mia visione su Pace e Politica

Buongiorno a tutti,

È per me un grande onore ricevere il Premio Internazionale Bonifacio VIII Città di Anagni 2021 che accolgo con gioia e gratitudine e ringrazio il Presidente del Comitato scientifico, Sua Eccellenza Reverendissima Monsignor Enrico dal Covolo, e il Grande Ufficiale Dott. Sante De Angelis, Rettore Presidente dell’Accademia Bonifaciana.

Saluto Il Sindaco di Anagni avv. Daniele Natalia, il Presidente del Parlamento Europeo David Sassoli e le autorità civili, religiose e militari con le quali mi onoro di ricevere oggi questo premio.

“….Per una cultura della Pace”, tema del premio, è il tema che ho messo al centro del mio breve ma intenso mandato di Ministro della Difesa ed è il tema che io credo debba essere al centro dell’attività di ogni politico o, come ci ha detto Papa Francesco, al centro della BUONA POLITICA.

Nell’enciclica “Pacem in terris” Giovanni XXIII metteva a fondamento della pace i diritti umani universali (ed i corrispettivi doveri) e, tra questi, il diritto al lavoro, il diritto a una retribuzione “determinata secondo i criteri di giustizia”, il diritto a emigrare e immigrare, il diritto di prender parte attiva alla vita pubblica e addurre un apporto personale all’attuazione del bene comune. Insieme ai diritti, verità, giustizia, amore, libertà erano i quattro pilastri su cui si deve fondare un discorso sulla pace

Non basterebbero solo queste considerazioni a un politico per svolgere un’azione portatrice di pace nelle sue varie dimensioni?

Sono quattro, principali dimensioni della pace:

La pace di ogni uomo con se stesso, quando è soddisfatto, vive con dignità, vede riconosciuto il proprio lavoro e le proprie aspirazioni, vive in una società giusta, in libertà e riconosce come propri i bisogni e le esigenze altrui fino a rendere partecipi gli altri dei propri beni, in una dimensione d’amore. Che bello sarebbe se ogni cittadino si sentisse in pace!

La pace che si sviluppa nel corpo della società, quando c’è giustizia, equità, parità di opportunità, rispetto delle minoranze, solidarietà e una convivenza ordinata perché è presente un’autorità capace di assicurare l’ordine e contribuire all’attuazione del bene comune.

Un’autorità che, diceva Papa Giovanni, non è una “forza incontrollata” ma la facoltà di comandare secondo ragione per la realizzazione del bene comune, quel bene che si realizza quando i poteri pubblici da una parte proteggono e dall’altra promuovono i diritti evitando il crearsi di situazioni di privilegio.

La pace che si sviluppa fra gli stati, quando le risorse sono distribuite in maniera equa nello spazio e gli stati riconoscono il bene comune universale che si realizza quando gli interessi di ogni singolo stato sono limitati da un generale interesse globale alla pace e allo sviluppo.

E infine

La pace che si sviluppa nel tempo, tra le generazioni, quando una generazione non consuma le possibilità di vita futura della generazione che segue.

Lo so, sono idealista quando penso che nel mondo perfetto, la buona politica, quella rivolta alla pace, dovrebbe andare tutta insieme nella stessa direzione.

Quando si rompe questo mondo ideale?

SI rompe quando la politica non è più ricerca della pace ma ricerca del potere, un potere che diventa denaro che serve a produrre altro potere e che a sua volta serve a produrre altro denaro.

Quando questa spirale coinvolge l’uomo, la società, lo Stato o la comunità internazionale, la pace non trova più casa.

Non c’è più ordine, non c’è più bellezza, non c’è più armonia, non c’è più equilibrio, non c’è più unità … non c’è più pace.

Con queste mie considerazioni però non voglio dire che la Pace sia un’utopia perché credo che la buona politica esista e sia quella di coloro che perseguono un potere molto particolare, quello di fare del bene e migliorare la vita delle persone , quello DI COLORO CHE  SANNO PRENDERSI CURA DEL PROSSIMO E DEL CREATO.

Lavorare per la pace è faticoso perché implica la capacità di ricercare continuamente un dialogo sociale e politico armonioso.

La pace non è mai data per sempre, ha bisogno di cura e attenzione, deve essere coltivata, ma occorre crederci, perché, e questo rende il tutto ancora più difficile, la pace esplode tutta insieme, oppure non è pace.

Auguro a tutti noi la pace più speciale: la pace del cuore!

Crisi Internazionali, Geopolitica, IDV, Immigrazione, POLITICA ITALIANA

Immigrazione, nessuno slogan potrà aiutarci ad affrontare la sfida

Qualche giorno fa ho letto un’interessante intervista dell’ammiraglio Fabio Agostini, comandante di Irini, che mi offre uno spunto importante per un commento sulla questione immigratoria.

EUNAVFOR MED Irini e i suoi compiti

Nel corso dell’intervista, di fronte a notizie che riportano maltrattamenti da parte della guardia costiera libica nei confronti dei migranti, l’Ammiraglio, senza commentare il fatto, evidenzia che mai si sono riportati comportamenti del genere quando la formazione della Guardia costiera libica è stata gestita  dall’Italia nell’ambito dell’operazione Sophia e afferma che l’Europa è pronta a riprendere l’addestramento della Guardia costiera e della Marina libica, nonostante le “influenze politiche in Libia da parte di Paesi esterni all’Ue” siano di ostacolo.

Una frase giustamente diplomatica detta da parte dell’Ammiraglio, che sta svolgendo un compito difficile in un momento delicato per tutto il Mediterraneo, e che ringrazio per la sua professionalità e il suo impegno, che mi piace specificare in maniera un po’ più diretta evidenziando che oggi l’Italia e l’Europa sono state sostituite nell’addestramento della Guardia Costiera libica da parte della Turchia. 

Posso personalmente testimoniare che quando eravamo noi a formarli abbiamo ricevuto il plauso di IOM  (Organizzazione Internazionale per le Migrazioni) e UNHCR (Agenzia delle Nazioni Unite per i Rifugiti) proprio perché la nostra formazione includeva anche corsi sui diritti umani o sul gender.

Io stessa partecipai alla chiusura del “gender training partecipato” il 30 novembre 2018 (vedi foto e video della giornata).

https://fb.watch/v/6NHiW8aIw/ (Video della giornata)

L’Italia e il Mare Nostrum

Ma veniamo all’oggi e veniamo alla politica che, spesso, irresponsabile, non si rende conto che alcuni errori fatti in politica estera si pagheranno per sempre. 

E’ di pochi giorni fa la notizia che Orfini (PD) abbia espresso contrarietà alla collaborazione con la Guardia costiera con l’accusa di “respingimenti illegali”. Forse Orfini preferisce lavarsi le mani rispetto alla questione migratoria (cosa che mi sembra stia riuscendo benissimo) e lasciare che siano altri a prendersi la responsabilità di quelli che lui chiama respingimenti e, a quel punto, facendo finta di non sapere cosa succede, non sarà più affare nostro. 

Vorrei ricordare:

  • che il MARE NOSTRUM, che sta diventando sempre più “Mare eorum”, dovrebbe essere prima di tutto interesse dell’Italia, penisola completamente circondata da esso;
  • che la difesa dei diritti dei migranti che spesso trovano la morte nel mediterraneo dovrebbe essere prima di tutto un interesse nostro (Sophia se ne occupava veramente e può farlo, attraverso la formazione, anche Irini);
  • che la gestione della crisi migratoria dal nord Africa dovrebbe essere interesse dell’Italia prima che di ogni altro. 

Vorrei ricordare che la Turchia, che ha appena avuto conferma dall’Europa che avrà altri 6 miliardi di Euro per fermare i migranti a est, potrebbe magari in futuro, se resta dov’è (in Libia) gestire qualche altro miliardo e, a quel punto, saremo nelle mani di chi potrà aprire i rubinetti di un’immigrazione che potrebbe sfuggirci di mano.

L’Italia deve decidere di occuparsi del proprio interesse nazionale, alla pace, allo sviluppo, alla sicurezza, prendendo posizione direttamente e coinvolgendo l’Europa, ma senza delegare ad altri. 

La nostra sfida: affrontare la complessità

Chi parla di blocco navale o affondare i barconi parla alla pancia delle persone ma sa che sta proponendo soluzioni eticamente e giuridicamente sbagliate, non utili, non praticabili e non sostenibili.

Allo stesso modo chi pensa di gestire tutto semplicemente, delegando a qualcun altro il nostro lavoro, sta suggerendo una soluzione ipocrita; chi pensa di risolvere il problema come nel passato creando un sistema di accoglienza finta, che foraggia molti amici ma non può essere una soluzione, diventa parte del problema.

Una sfida complessa come quella migratoria, e come quella che oggi viviamo nel Mediterraneo, ha bisogno di soluzioni complesse con le quali “sporcarsi le mani” e prendersi responsabilità. Italia dei Valori è pronta a lavorare insieme a chi vuole rivolvere un problema complesso senza slogan  e solo dopo averlo studiato e compreso e, soprattutto, con bene in mente il nostro interesse nazionale ed europeo che è parte integrante di un più generale interesse alla Pace, alla Stabilità e allo sviluppo globale sostenibile. 

Approfondimento:

Per approfondire i compiti di Eunavformed Irini

Per leggere l’articolo completo di novanewes sull‘intervista con l’Ammiraglio Agostini