Oggi analizzo il processo di ELEZIONE DEL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA, secondo il progetto di riforma costituzionale. L’articolo 83 dice che il Presidente è eletto a scrutinio segreto a maggioranza di due terzi della assemblea. Dal quarto scrutinio è sufficiente la maggioranza dei tre quinti dell’assemblea. Dal settimo scrutinio è sufficiente la maggioranza dei tre quinti dei votanti.
Se facciamo i calcoli scopriamo che il presidente può praticamente essere eletto dal solo governo.
L’assemblea che elegge il presidente infatti secondo il nuovo art 83 è formata dai 630 deputati, più 100 senatori, più gli ex presidenti senatori a vita. In tutto si tratta quindi di circa 730 membri (quella secondo la costituzione vigente è di 1008 membri in quanto comprende anche 58 delegati reginali). Supponiamo che gli elettori siano 732.
Nei primi tre scrutini occorre il voto favorevole di 488 votanti; Dal 4° al 6° scrutinio ne servono 440. Dal 7° scrutinio, considerando che perché la seduta sia valida devono essere presenti il 50% più uno dei componenti (quindi 732/2+1) cioè 367 membri, potrebbero bastare 221 voti (i 3/5 di 367).
Ora, tenuto conto che con la legge elettorale vigente il governo in carica, con premio di maggioranza, avrà 340 deputati (senza contare i senatori), raggiungere 221 voti sarà un gioco da ragazzi per il governo. Secondo me, un presidente così eletto, sarà con grande difficoltà il presidente di tutti.
In un articolo su Huffinton Post Tomaso Montanari fa notare che con questo articolo, dal 7° scrutinio in poi il Presidente potrebbe essere eletto anche da 3 persone su 5 votanti. Infatti se è vero che devono essere presenti il 50% più uno degli aventi diritto, l’articolo dice solo che il presidente è eletto dai 3/5 dei votanti.
Perché accontentarsi di un progetto di revisione confuso e pasticciato? La nostra costituzione merita di più!