POLITICA ITALIANA

I parlamentari e la rappresentanza della nazione – Osservazioni alla proposta di revisione costituzionale.

Ho deciso di pubblicare dei brevi articoli in cui analizzo il progetto di revisione costituzionale e spiego perché non mi convince.

L’art. 67 della Costituzione vigente dice che “Ogni membro del Parlamento rappresenta la nazione ed esercita le sue funzioni senza vincolo di mandato“. Nel progetto di riforma sul quale andremo a votare si dice che i soli deputati rappresentano la nazione” (art. 55). E allora, chi rappresentano i senatori? I senatori rappresentano le istituzioni territoriali. Vediamo cosa c’è che non va e perché.

L’obiettivo dei costituenti all’origine dell’art 67 era nobile: una volta eletti i parlamentari non avrebbero dovuto rappresentare soltanto l’interesse del partito ma assumersi la responsabilità di agire per il bene di tutto il popolo. Diceva Pietro Calamandrei: «Affinché il Parlamento funzioni a dovere, bisogna che sia una libera intesa di uomini pensanti, tenuti insieme da ragionate convinzioni, non solo tolleranti, ma desiderosi della discussione e pronti a rifare alla fine di ogni giorno il loro esame di coscienza, per verificare se le ragioni sulle quali fino a ieri si son trovati d’accordo continuino a resistere di fronte alle confutazioni degli oppositori. Il regime parlamentare, a volerlo definire con una formula, non è quello dove la maggioranza ha sempre ragione, ma quello dove sempre hanno diritto di essere discusse le ragioni della minoranza». Insomma i padri costituenti non prevedevano certo che i parlamentari fossero dei voltagabbana ma neanche dei funzionari di partito. La loro responsabilità è una responsabilità di tipo “politico” e non un “mandato imperativo”. Prima di arrivare ad approvare l’art 67 la discussione fu lunga ed ancora oggi si discute sulla validità o no dell’assenza di mandato. Le contestazioni che faccio al progetto di riforma non entrano in merito del vincolo di mandato ma toccano la logica intrinseca degli articoli in questione riformati. In particolare rilevo i seguenti punti:

1) Palese contrasto tra la previsione della rappresentanza di “interessi territoriali” da parte dei senatori con l’art. 70 che prevede tra le competenze del nuovo senato la “partecipazione alle decisioni dirette alla formazione ed all’attuazione degli atti normativi e delle politiche dell’Unione Europea” (art. 70), interesse di natura assolutamente nazionale e non territoriale. Come pure è di interesse nazionale la funzione legislativa riguardante le leggi di revisione della costituzione e le altre leggi di revisione costituzionale.

2) Se i senatori non rappresentano più la nazione ma i le istituzioni territoriali, per logica non dovrebbero agire senza vincolo di mandato (come l’art 67 prevede per tutti i membri del parlamento) ma con vincolo di mandato rispetto all’ente che rappresentano.

3) Nel nuovo senato ci saranno fino a 5 senatori, nominati dal Presidente della Repubblica tra “i cittadini che hanno illustrato la Patria per altissimi meriti nel campo sociale, scientifico, artistico e letterario”. Poiché tali senatori non rappresentano la nazione e non rappresentano neanche i territori visto che non solo nominati dalle regioni, chi rappresentano?

4) Tra i senatori sono presenti gli ex presidenti della Repubblica (art. 59). Anche questi, che hanno rappresentato la nazione al livello più alto, cesseranno di rappresentarla senza rappresentare però le Regioni, visto che non sono stati nominati da esse.

Infine, è assai confuso come verranno eletti i 95 senatori che rappresenteranno le istituzioni territoriali (76 consiglieri e 21 sindaci).

Perché accontentarsi di un progetto di revisione confuso e pasticciato? La nostra costituzione merita di più!

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