Crisi Internazionali, Geopolitica

Sono ancora tante le sfide in Libia, ma è un nuovo inizio!

Il 6 aprile il Presidente del Consiglio Mario Draghi andrà in #Libia e incontrerà il suo omologo libico Abdul Hamid Dabaiba, da poco eletto, che ha già incontrato due volte il Ministro degli Esteri Luigi Di Maio.

La Libia mi evoca tanti ricordi. Fu una delle mie missioni “boots on the field” di un’altra epoca, tutela e salvaguardia del patrimonio artistico in un Paese dilaniato, fra rischi grandi, scenari stupendi e indimenticabili squarci di umanità.

La Libia del mio mandato governativo, contesa fra tante forze brutali nel pieno della guerra civile, il tentativo dell’Italia di aiutare, almeno restando presente, mentre tutti scappavano tranne quelli con gli intendimenti peggiori. Il confronto, la collaborazione e lo scontro nel governo e con i partner dell’Unione Europea mentre il panorama di morte sulla terra e nel mare accresceva l’incubo.

La Libia di oggi, in cui Luigi Di Maio, in cui Mario Draghi cercano di riannodare i fili che erano già stati, spero di poterlo dire, di Giuseppe Conte, e miei, anche a costo di prese di posizione preveggenti ma talora isolate.

C’è oggi un nuovo presidente degli Stati Uniti e una nuova politica oltre Atlantico. Le pressioni di imperialismi orientali, della Russia, della Turchia, sono sempre presenti anche nello scacchiere del Mediterraneo Meridionale, ma la crisi economica, e la rinnovata presenza degli USA rende queste spinte meno assillanti. Come significativa è la posizione più assertiva della Francia.

La partita libica resta complessa, sono ancora presenti e protagonisti tutti gli attori di una guerra per procura che ha svantaggiato in primis i Libici e, per riflesso, L’Italia e l’Europa. Ci sono ancora sul territorio libico circa 200.000 #mercenari stranieri e non sono ancora state smantellate le #milizie, un dramma nel Paese già dal 2012.

E’ necessario ora fare le mosse giuste e nella giusta sequenza.

E’ prioritario varare al più presto un programma per lo smantellamento delle milizie e il reintegro degli ex combattenti. In gergo si chiama #DDR, Disarmement, Demobilization and Reintegration, (Disarmo, smobilitazione e reintegro) e ha bisogno di tante risorse. Circa sei mesi fa il ministero degli interni libici aveva emanato un decreto che ha diviso le milizie in 3 gruppi indicati con tre colori, verde, giallo e rosso. Le milizie del gruppo rosso si sarebbero dovute smantellare, quelle verdi e gialle invece sarebbero state reintegrate. Ciò significa offrire un lavoro a chi accetta di smettere di combattere, una pensione a chi non può più lavorare, la scuola per chi è troppo giovane per andare a lavorare.

Io avevo lavorato proprio su un progetto del genere, per la “riconversione” e il reintegro di ex combattenti, come corpo di sicurezza per i siti archeologici. Purtroppo poi ricominciarono a combattere e fu interrotto.

Se il programma di DDR non avviene immediatamente e non precede le nuove elezioni, sono abbastanza sicura che anche il nuovo eletto Parlamento, come i precedenti, si troverebbe vittima delle milizie.

Inoltre occorre subito un accordo con Russia e Turchia per l’allontanamento dal paese dei combattenti stranieri che hanno partecipato alla guerra civile. Ci sono dei segnali in merito. Il 2 marzo un primo gruppo di 10 osservatori internazionali è arrivato a Tripoli per preparare il lavoro per coloro che dovranno monitorare il rispetto del cessate il fuoco e l’allontanamento delle forze e mercenari stranieri. Inoltre, circa dieci giorni fa, il Comitato militare libico 5+5, composto da membri delle forze di Tripoli e dell’Esercito Nazionale Libico, riunitosi a Tripoli, si è accordato sulla necessità di espellere le forze e i mercenari stranieri ancora nel Paese.

Insomma, pur nella consapevolezza delle difficoltà evidenziate, la #pace e una nuova #prosperità sono oggi una prospettiva possibile per la Libia e l’intero #Mediterraneo non ha che da guadagnare da una simile possibilità.

#ElisabettaTrenta#Pensiamoilfuturo#insiemesiamopiuforti

Tripoli – 2014 – Progetto con la WAC – Warrior affair Commission, poi LPRD (Libyan Programme for Reintegration and Development)
Tripoli – 2018
Tripoli – Marzo 2021

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