Covid 19, Geopolitica, Strategia Vaccinale

Occorre raggiungere al più presto una copertura globale delle vaccinazioni anti-covid

L’annuncio di Biden sulla sospensione delle licenze dei vaccini, spaventa Big Pharma ma è una buona notizia

Siamo in una fase cruciale dell’evoluzione dell’epidemia, in cui per la prima volta davvero la coincidenza dei piani vaccinali dei Paesi dell’Occidente avanzato e l’arrivo della stagione calda nel nostro emisfero sta rallentando la diffusione del virus, ma tutto questo rischia in ogni momento di essere ribaltato dal mancato presidio di profilassi e terapia nei Paesi meno avanzati, dove ancora il virus divampa e produce varianti.

12 Maggio 2021 – Oggi in India si sono registrati circa 348.421 nuovi casi di Covid-19 e 4.205 decessi e, con un totale di 23 milioni di casi e 250 mila morti, è il secondo paese per numero di contagi e decessi dopo gli Stati Uniti. https://www.ilpost.it/2021/05/12/india-coronavirus-morti-stati-sud-est-variante/

Le pire per bruciare i cadaveri nelle strade e un centinaio di corpi galleggianti sul Gange https://www.corriere.it/esteri/21_maggio_10/choc-india-cadaveri-gange-e94c7c0a-b1a4-11eb-97b4-aa5e7b1c1388.shtml sono l’effetto della variante B.1.617 che ha messo in ginocchio l’India e di cui è stata provata l’esistenza in 44 paesi in tutte e sei le regioni dell’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS). 

Eppure l’India produce 1,5 miliardi di dosi ogni anno (il 60% dei vaccini a livello mondiale) destinate a oltre 150 Paesi. Producono anche Astrazeneca e  il Covaxin, sviluppato dall’impresa indiana Bharat Biotech. 

Siamo, intanto, in una fase cruciale dell’evoluzione dell’epidemia, in cui per la prima volta davvero la coincidenza dei piani vaccinali dei Paesi dell’Occidente avanzato e l’arrivo della stagione calda nel nostro emisfero sta rallentando la diffusione del virus, ma tutto questo rischia in ogni momento di essere ribaltato dal mancato presidio di profilassi e terapia nei Paesi meno avanzati, dove ancora il virus divampa e produce varianti.

Ciò che sta avvenendo in India potrebbe succedere in tanti altri paesi dove i vaccini non arrivano e questo potrebbe compromettere la capacità globale di uscire dalla pandemia. 

Per questo motivo, quando qualche giorno fa la portavoce di Biden ha annunciato che il Presidente è favorevole a sospendere le protezioni dei brevetti per i vaccini contro il Covid-19 e si impegnerà in questo senso nei negoziati in corso al WTO con l’obiettivo di giungere al più presto a una copertura il più possibile globale delle vaccinazioni – comprensiva dei Paesi emergenti e in via di Sviluppo, in molti hanno esultato.  

Al di là dell’impatto politico e mediatico che ha riscosso giustamente una affermazione così dura pronunciata da un pulpito così prestigioso e insolito come la Casa Bianca, impatto che forse era il primo scopo della dichiarazione di Biden nei confronti di Big Pharma, forse è tempo per qualche riflessione sul merito della questione.

Innanzitutto, il primo collo di bottiglia delle attuali lentezze nelle vaccinazioni e dei ritardi di distribuzione verso i Paesi poveri, non è proprio la questione dei diritti di licenza ma il fatto che sussistono soprattutto limitazioni di esportazione imposte dagli Stati, e fra questi i primi sono proprio gli USA (e secondo UK). 

Solo rimuovendo questo blocco la questione può essere velocizzata e l’ha ben evidenziato l’Unione Europea in occasione della conferenza europea di Porto, quando Angela Merkel si era opposta con forza a ogni attentato alla proprietà intellettuale delle Società Farmaceutiche.
Certo esiste una clausola per tutte le Società che brevettano vaccini di emergenza, in questa fase, a consentire la produzione su licenza incondizionatamente a qualunque Stato si dichiari nella disponibilità delle strutture e dei mezzi, con il supporto tecnico di avvio della Casa farmaceutica originaria. Una clausola, per quel che si sa, finora rispettata ma che non risolve questioni di penuria in questi mesi di partenza, e non appare alla portata della generalità dei Paesi poveri, dato che la messa in servizio di una struttura produttiva per un vaccino Covid può richiedere 4 o anche 8 mesi, e presuppone l’esistenza di uno stabilimento farmaceutico di base che non è esattamente alla portata di qualunque Paese della Terra e, per ora, prevede per alcuni vaccini il mantenimento della catena del freddo.

Le potenze industriali emergenti  medio/grandi, come l’India, il Brasile, il Sud Africa o la Turchia, o Russia e Cina, potrebbero nell’arco di pochi mesi, al più entro l’anno, implementare linee di produzione per i vaccini più riusciti, l’India già ora produce frazioni enormi del fabbisogno di vaccino a bassa tecnologia, paradossalmente senza trattenerlo per la propria catastrofe seguendo logiche di puro liberismo.

E quindi è probabile che esistano anche altre poste in gioco di questa complessa partita: se gli USA stanno ancora bloccando le esportazioni di vaccini, e preferiscono ammonire Big Pharma a non fare scherzi prima di rilassare questa normativa, è perché il costo di mercato dei vaccini è già molto turbato, e la sua liberalizzazione con l’apertura dei rubinetti americani potrebbe impazzire, a meno che le grandi centrali farmaceutiche non si autoregolino almeno un po’.

Di fatto, misure come le drastiche sospensioni d’autorità delle licenze dovrebbero dunque intervenire in rincalzo e sanzione solo una volta accertata l’inadempienza della clausola di collaborazione da parte di una o tutte le società coinvolte, e appaiono più una minaccia che una strada di percorribilità legale.

Se gli USA sono poi così interessati a un flusso direzionale dei vaccini, se la UE ha già aperto la sua produzione fino a far fluire all’esterno addirittura il 50% dei vaccini di propria produzione verso le aree extraeuropee di primo interesse è perché nella primissima fase di epidemia si era assistito a un tentativo (fallito, ma riproveranno in autunno) di colonizzazione vaccinale da parte prima della Cina, con Sinovac, e poi da parte della Russia, con la svendita delle licenze produttive del propagandatissimo SputnikV, proposte ovunque come la panacea a ogni malanno.

Insomma, se abbiamo accusato sia Russia che Cina di utilizzare il vaccino per esercitare il soft power sul resto del mondo, anche l’iniziativa di Biden è indicativa di un uso “geopolitico” del vaccino, come strumento per mantenere il proprio supporto all’India, potenza importantissima per uno degli obiettivi principali degli USA: arginare la Cina. 

D’altra parte, a Marzo gli Stati Uniti avevano già dichiarato di voler donare 4mln di dosi di AstraZeneca a Canada e Messico, loro vicini, e si dichiarano ora pronti ad inviarne ad altri paesi circa 60 mln di dosi di Astrazeneca che non possono usare in quanto non autorizzato.  

 
Dunque grande è l’attenzione occidentale a far sì che, entro la fine dell’anno, sia larghissima ovunque la produzione dei vaccini propri, quelli a vettore RNA a basso impatto collaterale, quelli già sul campo, qualcuno ancora di formulazione USA e UE in gestazione, e dei vaccini monodose, quello esistente e forse qualche altro. 

Non si esclude che proprio su questi due settori anche Russia e Cina si preparino quindi a dare battaglia con prodotti concorrenti, evidentemente cercando di competere sulle possibili voci: costo, efficacia, disponibilità, metodi di conservazione, o cercando banalmente di conquistare mercati e aree di produzione.

Lo scopo principale di Biden potrebbe essere stato inoltre ottenere una compressione del prezzo, e disponibilità di lotti di produzione, specie nell’offerta del vaccino ai Paesi più poveri. E’ probabile che Big Pharma abbia già recepito il messaggio.

Quali che siano le ragioni dietro l’annuncio di Biden, credo che dobbiamo solo rallegrarcene perchè non sappiamo esattamente come andranno le cose in Africa, ma abbiamo degli indicatori preoccupanti.

Per raggiungere l’obiettivo di vaccinare almeno il 60% della popolazione (circa 780 milioni di africani) l’Africa avrà bisogno di circa 1,5 miliardi di dosi di vaccino ma ad oggi, non sembra essere pronta a somministrarle. Infatti, al 6 maggio, il continente africano aveva ricevuto oltre 36 milioni di dosi di vaccino COVID-19, ma ne ha somministrate solo 15 milioni. 

La nuova variante del virus, 501.V2, rilevata in Africa è più contagiosa di quelle finora note ed è diventata dominante in molte aere.

Se a queste informazioni aggiungiamo anche quella che all’11 maggio, sono state somministrate 1.297.498.534 dosi di vaccino anti-COVID-19 a livello globale e le persone vaccinate con la seconda dose sono 314.488.310, ed equivalgono al 4,03% della popolazione, comprendiamo bene che siamo ben lontani da quel livello di vaccinazione che può tenere lontane le varianti e da quella immunità di gregge “globale” che ci consentirà di tornare sereni. 

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